Libri e solidarietà

Parte del mio romanzo "Vendetta sottobanco" è ambientato a Houston.
Devolverò i diritti d'autore del mese di settembre a questa città, duramente colpita dall'uragano Harvey, qui
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Il classismo letterario impoverisce la letteratura?


Esistono ancora, oggi, le classi sociali? E, se sì, l'appartenenza ad una classe sociale piuttosto che ad un'altra può influenzare il successo di un autore? Secondo Lorraine Berry, il classismo letterario negli Stati Uniti sta impoverendo la letteratura di quel Paese e, se questo è vero in quello che a torto o a ragione viene considerato il Paese delle opportunità, viene da chiedersi quale impatto possa avere l'appartenenza ad una determinata classe sociale sul successo o meno di un autore italiano.
Perché è vero che non esistono più classi sociali rigide come nell'Antico Egitto o nel Medioevo, quando uno schiavo sposava una schiava e generava schiavi, ma è altrettanto vero che si tende a frequentare persone del proprio stesso ambiente e, ad esempio, sarà piuttosto difficile che un calciatore di serie A sposi la cameriera ai piani di un alberghetto di periferia. 
Non che non possa succedere, ben inteso, e, in fondo, le storie d'amore più favolose si basano proprio su questa disparità, da Cenerentola ai giorni nostri, ma le possibilità che questo accada sono piuttosto scarse. 
In ambito editoriale, sostiene Berry, avviene un po' la stessa cosa: chi ha i mezzi - e non di rado le conoscenze - per potersi dedicare alla scrittura ha certamente più possibilità di chi deve lavorare per potersi permettere di mettere in tavola pranzo e cena e scrive, supportato solo dalla passione, nel poco tempo disponibile che gli resta. 
E da noi, in Italia? Certo, appartenere ad una determinata classe sociale aiuta ad essere pubblicati: attori, calciatori, soubrette della tv, rapper e chef, politici, scrivono, pubblicano e vendono libri molto più facilmente di quanto non facciano il fruttivendolo o la commessa del supermercato. E non sempre - o non necessariamente - la loro conoscenza della lingua italiana è migliore. Né lo sono le storie che hanno da raccontare. 
Ma, se voi foste un editore, preferireste pubblicare e mettere in vendita un libro scritto da Francesco Totti o l'inedito del signor Andrea Rossi, uno scritto di Barbara D'Urso o la raccolta di poesie della signora Maria Ferrari? Ci sono dei nomi che fanno vendere in quanto tali. Nomi che sono garanzia di guadagno. 
Però non credo che questo sia un motivo valido per scoraggiarsi. Perché penso che il talento, prima o poi, salti fuori e splenda come un diamante in mezzo a cocci di bottiglia. Ma, si sa, i diamanti si formano sotto un'enorme pressione e serve molto tempo. 
E voi, cosa ne pensate?

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Ciao a tutti! Su YouTube potete trovare i booktrailer dei miei due romanzi, "Come lampo" e "Vendetta sottobanco". Sie...